San Galgano – Siena

 

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San Galgano, il cui vero nome è Galgano Guidotti, nacque nel 1148 a Chiusdino da una famiglia di piccola nobiltà locale, e morì il 3 dicembre 1181.

Di San Galgano si parla in diversi scritti antichi: in tre Vitae del Trecento: l’anonima Vita beati Galgani, la Legenda sancti Galgani confexoris del Blasius e l’anonima Leggenda di santo Galgano confessore.

Galgano visse la fanciullezza da cavaliere giovane, libertino e dedito ai divertimenti più sfrenati, finchè qualcosa gli fece cambiare vita e trasformandolo in un vero e proprio Santo Cavaliere di Dio.
Accadde che, un giorno, mentre viaggiava verso una giornata dedicata a lussuria e gozzoviglie, ebbe improvvisamente due visioni dell’Arcangelo Michele. Nella prima l’Arcangelo solo gli si manifestò innanzi, nella seconda lo invitò a seguirlo. Galgano, accettato l’invito e, attraversato un ponte e un prato fiorito, raggiunse Monte Siepi, dove isi trovò dinnanzi a un edificio rotondo (probabilmente una visione di un edificio, dato che l’eremo fu costruito dopo la sua morte) e ai dodici apostoli. Venne da loro accolto e, aprendo un libro sacro, gli apparve il Creatore che lo convertì definitivamente.

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Ritornò comunque alla sua vita di tutti i giorni, finchè accadde un secondo episodio, questa volta definitivo per il suo destino. In una tranquilla giornata il proprio cavallo si rifiutò di continuare il cammino, e, prendendo di sua iniziativa il percorso da seguire, lo ricondusse di nuovo a Monte Siepi, esattamente nello stesso luogo dove precedentemente aveva incontrato i dodici apostoli. a quel punto Galgano non ebbe più dubbi, quello era un luogo sacro e, come tale, meritava un’identità, una croce. Cercò del legname per costruirla, ma, non trovandone, decise prendere la propria spada e conficcarla nella roccia, apparendo così una croce perfetta a chiunque la guardasse. Inoltre, prese il proprio mantello e lo indossò come saio.

A quel punto sentì una voce santa che lo invitò a fermarsi per tutta la vita in quel luogo, Galgano accettò di nuovo l’invito, e diede inizio alla sua autentica vita da eremita, vivendo da quel giorno tra quei boschi e nutrendosi solo di erbe selvatiche.

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Durante una sua assenza, per un pellegrinaggio a Roma, la spada subì un tentativo di furto e venne forzata da tre ladri, che non riuscendo nell’intento di sfilarla, la ruppero e l’abbandonarono (la spada è infatti realmente spezzata). Il castigo divino non perdonò l’atroce misfatto e raggiungendoli, uno venne fulminato all’istante, un altro annegato, mentre il terzo venne aggredito da un lupo che gli tranciò entrambe le mani (nell’eremo, in una bacheca è possibile vedere le ossa delle mani del ladro), ma venne risparmiato all’ultimo momento perchè, pentito, invocò il perdono di Galgano.

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Al ritorno Galgano trovò la spada spezzata, se ne dispiaque molto, ritenendosi responsabile dell’accaduto, dato che si era allontanato. Ma intervenne la voce divina che gli disse di unire i pezzi, così facendo la spada così si ricompose miracolosamente. Da quel momento Galgano restò in quel luogo fino alla fine dei suoi giorni, morendo in preghiera sulla spada. Quattro anni dopo la sua morte venne santificato da papa Lucio III. Il culto di San Galgano di diffuse a macchia d’olio tra i cavalieri e San Michele arcangelo, diventò il protettore della cavalleria. L’atmosfera dei luoghi che ospitano questa leggenda è magica e risulta difficile considerarla solo favolisticamente. Sono luoghi particolari, affascinanti, colmi di energia, di fronte ai quali non parrebbe difficile rivedere tutte le tappe della storia di San Galgano. La spada, strumento di guerra, viene trasformato in uno strumento di pace; il mantello, strumento di orgoglio di un cavaliere, viene a sua volta trasformato in uno strumento di umiltà. La storia Galgano è molto simile a quella di San Francesco, entrambi abbandonano un mondo di divertimenti vuoti e corruzioni, per dedicarsi al prossimo e alla preghiera.

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Vi sono parecchi punti in comune con la leggenda di Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda, in cui vi è protagonista proprio la spada nella roccia, oltre che il cavaliere Gawain, dal nome identico a Galgano. Probabilmente l’autore della narrazione di Re Artù aveva solcato quei luoghi e assorbito la leggenda.

 

Author: viaggiandoconlastoria

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