La Basilica di S. Pudenziana – Roma

Per secoli si è ritenuto che questa fosse la più antica chiesa cristiana di Roma: la chiesa sarebbe stata costruita sulla domus del senatore Pudente, che si trova nove metri sotto la basilica. Pudente, con le sue due figlie Pudenziana e Prassede, sarebbe stato convertito dall’apostolo Pietro che avrebbe dimorato sette anni nell’abitazione dell’amico.

Sebbene, come vedremo, non esistono prove storiche che questa tradizione possa essere vera in toto, tuttavia gli studi più recenti hanno confermato l’esistenza di una domus del I-II secolo, quella legata al Titulus Pudentis della tradizione, che almeno in questo verrebbe così confermata (non confutata) e con essa la convinzione che Santa Pudenziana è la più antica chiesa cristiana di Roma.

Tornando alla tradizione tramandataci dagli Acta di Pudenziana e Prassede, sembra che il presbitero romano Pastore, al quale Novato, figlio di Pudente, aveva ceduto la chiesa sul punto di morire, abbia scritto a Timoteo, altro figlio di Pudente e noto discepolo di San Paolo, per chiedere l’approvazione delle disposizioni testamentarie del fratello.

Questa leggenda, nella quale sono presenti elementi storici, topografici e fantasiosi, conserva qualche fondamento di verità: in effetti che un Pudente sia vissuto in età apostolica (viene nominato nella II lettera di San Paolo apostolo a Timoteo), così come i pellegrini medievali ci hanno tramandato l’esistenza, nelle catacombe di Santa Priscilla, dei sepolcri di due martiri: Prassede e Pudenziana (le reliquie di quest’ultima vennero traslate nella basilica da Papa Pasquale I nel IX secolo).Ciò tuttavia non è sufficiente a provare che la chiesa sia stata dedicata a una “Santa Pudenziana”; è invece probabile che il titolo derivi dalla corruzione del nome della domus ecclesiae nota come Titulus Pudentis e risalente al 145 d.C.

Le domus ecclesiae furono i primi luoghi di riunione e di culto dei cristiani; e i resti del Titulus Pudentis, una di esse, sono ancora presenti a circa 9 metri sotto il livello della chiesa attuale. Scendendo dalla Cappella Cateani si accede ad una serie di vani che costituiscono i resti dell’antica casa romana.

A lato della domus sono visibili le gallerie di sostruzione di un edificio termale che tradizionalmente si identificava con le Termae Novatii. Questo edificio sareebbe stato costruito in età adrianea, intorno al 135 d.C. quando il livello dell’originale Vicus Patricius fu elevato all’attuale piano della chiesa.

Secondo questa ipotesi, l’impianto termale comprendeva due sale, una rettangolarecircondata interamente da un ambulaco e una seconda, della medesima forma ma più piccola della precedente, che costituiva l’ingresso (attuale Cappella Caetani); i diversi ambienti erano coperti da volte in conglomerato cementizio.Sei arcate su pilastri sorreggevano i muri perimetrali della costruzione imperiale.

Agli estremi delimitavano lo spazio due esedre, una delle quali è ancora presente e costituisce l’abside della basilica. Di questa le murature originali sono leggibili dall’esterno, da via Cesare Balbo, mentre l’altra non rimane che la traccia sulle pareti interne della chiesa.

Della grande sala rettangolare, che costituisce il corpo centrale della basilica, sono ancora riconoscibili le finestre originali, ora murate, che permettevano alla luce di filtrare all’interno e illuminare le vasche di varie forme, i resti delle quali si trovano tuttora sotto il pavimento.

L’ambulacro che girava intorno alla sala termale è rimasto praticamente integro nel tratto ovest posto dietro l’abside, dove sono visibili le antiche murature, tratti di pavimentazione e la volta in conglomerato; i due androni laterali costituiscono ora le due navate minori. Del tratto orientale non rimane più alcuna traccia.

La trasformazione dell’edificio in luogo di culto sarebbe stata così segnata da diverse tappe; il primo ambiente ad essere stato adibito a tale fine fu l’aula rettangolare che costituiva l’ingresso alle terme e che corrisponde all’attuale Cappella Caetani; tale ambiente fu consacrato al culto Cristiano da Papa Pio I (140-155) e denominato “oratorio di San Pastore”. Secondo alcuni studiosi questo fu il luogo di culto degli scismatici Novaziani (Novaziano fu antipapa nel 251). Fu Papa Siricio (384-399) a riconsacrare e decidare a S. Pietro l’oratorio, nel quale, secondo alcuni documenti vi era un mosaico in cui compariva la figura dell’Aposto come pastore tra due pecore (da cui probabilmente deriva il nome primitivo dell’oratorio).

Sotto questo mosaico l’iscrizione “MAXIMUS FECIT CUM SUIS” testimoniava una serie di lavori fatti eseguire dai presbiteri Massimo, Leopardo ed Illicio, tra il pontificato di Papa Siricio e quello di Innocenzo I (401-417).

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Author: viaggiandoconlastoria

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