La Pieve di Gropina – Arezzo

La meravigliosa  Pieve di San Pietro del XII secolo, emerge nel borgo di Gropina come una delle più belle ed importanti chiese romaniche toscane. Il nome deriverebbe dalla parola etrusca KRUPINA, ossia popolo, paese. Queste zone venivano scelte dagli etruschi per via della presenza di diversi corsi d’acqua tra cui l’Arno, ma anche perchè queste terre erano ricche di colline che facilitavano gli avvistamenti di eventuali attacchi nemici.
A quell’epoca qui sorgeva un antico tempio pagano dedicato a DIANA.
La pieve si trova sull’antica CASSIA VETUS (l’attuale Arezzo-Firenze) ed è una delle chiese più antiche della Toscana, è stata citata per la prima volta da Carlo Magno in occasione della sua donazione alla diocesi di Nonantola nel 780 d.C.

Sulla facciata è presente un serafino con sei ali e sopra il rosone è visibile una testa in marmo bianco di una donna mai identificata, anche se alcuni studiosi la vedrebbero come Matilde di Canossa. Essa è una statua di recupero, ritrovata e applicata. Questa zona era territorio di proprietà di Matilde di Canossa che, fedele al Papa, avrebbe fatto ristrutturare molte chiese dei dintorni che ormai erano cadute in rovina, recuperandone in questo modo la loro piena funzionalità. Le monofore dell’abside e la bifora della facciata sono tutte finestrate in vetro di alabastro, materiale prezioso che con la sua diversità cromatica trasmette all’interno un fantastico gioco di luci.

L’abside è rivolta ad est. L’interno ha dodici colonne di pietra (metafora dei dodici apostoli) con superbi capitelli scolpiti riportanti immagini iconografiche pagane e cristiane dal virtuosismo iconografico sorprendente. Il tetto a capanna è sorretto da travi di legno a capriate. Anche nell’abside sono presenti misteriosi capitelli di difficile interpretazione, distribuiti su due serie di arcate.

Di seguito un elenco sommario di ciò che è possibile osservare sui capitelli:

Entrando dalla porta principale a partire da destra

1° Pilastro: la scrofa e la lupa
Da un lato è visibile una scrofa che allatta quattro maialini, identificati come le stagioni. La scrofa è un simbolo di abbondanza perché veniva uccisa in occasione delle feste, la sua immagine è dunque propiziatoria per l’anno, inoltre porterebbe anche nutrimento a tutte le quattro stagioni.

– Dall’altro è visibile una  lupa con la bocca aperta, simbolo del male sempre in agguato e un lupo che divora una pecorella. La metafora di questo capitello è che fino a quando il lupo ha la bocca aperta si ha ancora la possibilità di fuggire ma se riesce ad azzannarti, ahimè non è più possibile salvarsi e si viene catturati dal male.

Colonna: cavalieri templari nella pieve di Gropina
– Qui sono visibili alcuni cavalieri a cavallo armati di scudi e lance, mentre combattono due demoni. Dato che la pieve avrebbe ospitato anche i cavalieri templari, questo capitello potrebbe ricordare la loro eterna lotta contro le forze delle tenebre. Sui quattro vertici vi sono quattro uomini nudi, probabilmente indice della purezza del cavaliere templare che abbandonava tutto per seguire il Cristo. Vi è un cavaliere senza scudo, presumibilmente l’Imperatore Teodorico (supposizione nata dal fatto che sarebbe nella stessa posa nella chiesa di San Zeno a Verona).

2° Colonna: le lotte tra leoni e tigri
– Qui sono visibili lotte tra leoni e tigri.

3 ° Colonna: i grappoli d’uva
– Qui sono visibili grappoli di uva.

4° e 6° Colonna: le aquile e la loro preda
Qui sono visibili quattro aquile che con le ali aperte tengono una preda tra gli artigli, tra loro vi è un fiore. L’aquila simbolo di conoscenza e illuminazione, è lo spirito che porta con sé ciò che è rimasto di corporale e di materiale. Il fiore ha dieci petali.

5 ° Colonna
– Questo capitello è privo di immagini. Insolito che entrambe le quinte colonne non abbiano immagini… perchè?

• Pilastro nella parete della tribuna
– Qui sono visibili foglie di acanto

Entrando a partire da sinistra

1° Pilastro: la chimera
– Qui è visibile una CHIMERA con testa e corpo di leone, sulla schiena porta una testa di drago e ha la coda di serpente (leone e drago significano forza, la coda di serpente invece l’astuzia).

Colonna: il “Green Man”
Qui sono visibili foglie di acanto intervallate da mascheroni demoniaci intrecciate a motivi vegetali. Questa immagine introduce un interessante studio di FABRIZIA LANDI che avrebbe ipotizzato la presenza del “GREEN MAN” a Gropina. La Landi enuncia che questa simbologia delle teste umane e semi-umane sommerse nella vegetazione che strariperebbe da bocca e orecchie, sarebbe la metafora delle forze del male che saprebbero avvinghiare senza scampo l’essere umano. Questa visione proviene da un antico culto pagano di derivazione anglosassone legato alla primavera dal nome di “Green Man” diffuso inspiegabilmente in tutto il mondo; lo troviamo infatti in India, Germania, Francia, Indonesia fino all’Israele, nelle chiese templari a Gerusalemme (XI secolo).

Colonna: le storie bibliche
– Qui sono presenti scene di carattere storico con Cristo benedicente dentro la mandorla, un busto di San Pietro con in mano le chiavi, la testa di San Paolo, Sant’Ambrogio con il rotolo della legge e Sansone contro il leone (metafora della lotta del bene contro il male).

Colonna: il castigo della lussuria
– Qui sono presenti un uomo e tre donne. L’uomo anziano si tira la barba (simbolo di ira) e alcuni draghi succhiano i seni delle donne, metafora nel complesso del castigo della lussuria.

5 ° Colonna
– il capitello è privo di immagini. Insolito che entrambe le quinte colonne non abbiano immagini… perchè?

• 6 ° Colonna
– foglie di acanto.

• Semicolonna in fondo

 

I sotterranei

I sotterranei conservano diversi resti di una precedente chiesa longobarda dell’VIII secolo scoperta nel 1966 durante alcuni lavori di ristrutturazione per infiltrazioni di umidità del pavimento, da ALBINO SECCHI. Qui vi era un’antica chiesa ad un’unica navata con abside e colonne cilindriche in pietra, presumibilmente dedicata anch’essa a San Pietro, come molte altre chiese antiche lungo le vie che conducevano a Roma. E’ stato stabilito, in base ad alcuni successivi studi, che le fondamenta ritrovate sarebbero di ben due edifici, oltre quella romanica era qui presente anche una chiesa paleocristiana (con meno resti).

Di grande interesse il ritrovamento di due lastre tombali in arenaria con scolpita una croce con braccia quasi uguali e una testa sempre in arenaria con una capigliatura folta e lunga e occhi bordati a mandorla, una rara raffigurazione che mantiene elementi stilistici longobardi.

La melusina, l’uomo contorto ed il nodi alle colonne del pulpito


Oggetto di enorme interesse per la quantità di enigmatiche simbologie è il pulpito, uno dei più misteriosi e magici d’Italia. Basta osservarlo per esserne incuriositi ed allo stesso tempo rapiti dalle interrogative immagini. La balaustra è sorretta da due colonne annodate tra loro ed ha alla base un fregio di uomini “oranti”. Al di sopra la raffigurazione simbolica di 3 evangelisti e al lato sinistro una sirena a due code (melusina) e un uomo in contorsione avvinghiato a due serpenti che apparentemente sembra lo stiano mordendo.

Il “nodo alle colonne” è una caratteristica molto diffusa nelle chiese, ma ancora oggi non si è riuscito ad attribuirne un significato preciso, se simbolico o esclusivamente decorativo.
E’ pur vero che anticamente ciò che il simbolo sapeva anche “decorare”, laddove era necessario riempire uno spazio ben preciso e dato che si comunicava ad immagini e non a parole, si tendeva ad abbellire oltre che a raccontare.
Il nodo solitamente evoca il significato di “legame”, unione. Interessante l’interpretazione di Monsignor VALENTE MORETTI che vede nelle due colonne Dio e Gesù che si uniscono nello Spirito Santo. Essa è vista anche come l’intreccio della natura umana con quella divina che si ottiene attraverso la parola della Bibbia divulgata dal pulpito.

Il pulpito è un’assoluta testimonianza visiva del passaggio del paganesimo al cristianesimo grazie alla sua simbologia cristiana comunque legata ad elementi pagani, con alcune immagini di dubbia spiegazione, magari anche curiose, a volte inquietanti, che sanno incantare con il potere magico-rituale che evocano. Anch’esso longobardo, è stato realizzato nella prima metà del IX secolo, fatto documentato nella tavoletta tenuta in mano da San Matteo che riporta la dicitura: “Lex ius – Presbit Erum Bernardum – Mise Richordem. Anno Dominice – Incarnationis DCCCXXV I.R.F. Ecit”

Sopra le colonne annodate ci sono dodici figure antropomorfe con le mani alzate, forse gli apostoli nell’atto di ricevere lo Spirito Santo, ma la prima impressione è che stiano svolgendo un qualche rituale pagano. Sopra di essi lingue di fuoco. Sono 12 anche se sappiamo che durante la Pentecoste dovrebbero essere rimasti in 11 (Giuda si è infatti suicidato) con l’aggiunta però della Madonna. Sopra le lingue di fuoco abbiamo un fregio di decorazioni a rami di quercia.

E’ pur vero che più un edificio cristiano è antico più in esso sono presenti elementi pagani spesso inquietanti e mostruosi, come a suggerire che le antiche religioni fossero il “male” rappresentate con bestiari spaventosi che difficilmente si dimenticano. Figure che terrorizzano di fronte alle quali si vuole solo fuggire. Ma vi è un legame forte tra queste immagini e l’uomo, innanzitutto perchè sono forme recuperate dalla natura e trasformate dalla mente umana in queste creature e questo meccanismo ci affascina perchè mostra la sconfinata fantasia del cervello umano nell’ambito della religione stessa. Lo studio che noi rivolgiamo è alla psiche dei cristiani dell’epoca che, avendo conosciuto in prima persona i culti ed i rituali pagani, hanno tentato di darne una loro personale interpretazione che, anche se negativa, non va di sicuro ignorata. Per capire il nostro passato, bisogna sapere cogliere e leggere qualsiasi cosa, bisogna sapere sempre studiare, osservare e cogliere i particolari nel bene… e nel male.

 

 

Author: viaggiandoconlastoria

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